venerdì 22 febbraio 2013

Dall'economia di comando al socialismo di mercato


Il testo di seguito riportato è stato scritto il 9 aprile 1988, prima della caduta del muro di Berlino avvenuta esattamente il 9 novembre dell'anno successivo. Per certi versi, penso tuttavia sia ancora attuale per le considerazioni annotate, economiche e sulla  forza lavoro.
 
A ben dire l'economia di comando è una forma organizzativa che esattamente non è mai stata definita, né tantomeno potrebbe esserlo. Caratteri distintivi sono la proprietà pubblica degli strumenti di produzione, la pianificazione sempre generalizzata, le linee decisionali accentrate  prese  con  metodi amministrativi, possibilmente seguendo la logica del mercato interno ed utilizzando le risorse in modo razionale, secondo il principio del minimo prezzo (Ward - 1967).
L'ipotesi che viene addotta è quella che le domande finali siano scelte dal pianificatore con la conseguenza che solo per certi aspetti possono considerarsi razionali, certo non per quanto riguarda la scelta dei beni da consumare, tanto che restano vaghi i criteri  non definiti, né definibili.
Pertanto, per realizzare un vero e proprio socialismo di mercato occorrerà introdurre un sistema di prezzi reali -  e legati ad un mercato continentale quantomeno -  che equilibrino domande ed offerte e che, di fatto, siano armonizzati dal sistema impresa sulla base delle proprie esigenze e decisioni collaterali.
Di fatto: beni di consumo razionati, in vari modi, e distribuiti solo sulla capacità di spesa degli individui. Ed ancora: beni capitali assegnati non più solo conformemente ai piani statali.
Dall'economia di comando ad una economia dove la quantità dei beni da produrre sia determinata dalle scelte dei consumatori e delle imprese, quindi domanda ed offerta libere, fatto salvo che resta pubblica la proprietà degli strumenti e delle infrastrutture di produzione, questo è il passaggio al socialismo di mercato, sistema definibile con precisione per due elementi fondamentali che lo caratterizzano: pubblica rimane la proprietà degli strumenti e delle infrastrutture produttive, secondo: è sulla libera scelta delle famiglie e delle imprese che si costruisce la determinazione dei prezzi e delle quantità dei beni da produrre.
Economia competitiva per eccellenza è il capitalismo, ciascuno guadagna secondo la propria capacità di fare denaro e nella contesa  vince la massa finanziaria predominante, molta attenzione allo sviluppo di ricerca, alla produttività selettiva che rimane interna, al perfezionamento delle linee guida produttive.
Socialismo di mercato, sistema meno competitivo, più attento agli aspetti dell'uguaglianza, del soccorso sociale, della cultura in generale, dell'ambiente.
Perdenti della lotta capitalistica con movimento migratorio verso il paese socialista, emergenti che, pur apprezzando i vantaggi del socialismo, tendono ad andare laddove, per le loro doti, potrebbero meglio mettere a profitto le loro capacità.
Naturalmente questa migrazione andrebbe a tutto beneficio del capitalismo: crescerebbe il reddito individuale e la ricchezza spendibile.
Nel socialismo di mercato almeno la distribuzione del reddito non è determinata esclusivamente dalla legge della domanda e della offerta, ma anche dal criterio prescelto di giustizia sociale.
Quando il tasso di produzione superava nell'URSS le due cifre, Maurice Dobb già affermava che una economia a rigida pianificazione dà il meglio nella fase della fuori uscita dal sottosviluppo e della prima industrializzazione. In quella fase, il vantaggio del pieno utilizzo delle risorse - negato a un'economia di mercato dalla instabilità ciclica - domina lo svantaggio dell'inefficiente utilizzo delle risorse. In assenza dei necessari adattamenti di sistema, il saldo muta poi di segno allorquando si entra nella fase in cui le variazioni di composizione della domanda si fanno troppo rapide e difficili da cogliere, perchè in quei sistemi l'offerta possa corrispondervi.
E per finire: importante è che l'espansione del commercio mondiale e le politiche commerciali dei paesi maggiormente industrializzati consentano alle economie di comando ed al socialismo di mercato poi di speciallizzarsi nei settori in cui possano avere vantaggi comparati



© by Roberto Dalzoppo - aprile 1988 - riproduzione vietata